Un viaggio nel passato

“Larezila”: uno dei più antichi insediamenti ladini inizio ‘700 della Val di Fassa immerso nei boschi di larice, da cui il nome, ed unico rifugio nel Comune di Moena... Vorrei invitarvi alla scoperta di una realtà che pur a pochi Km. dal paese, vi porterà in un’atmosfera d’altri tempi, in un magico ritorno alla tradizione ladina con le sue architetture e la sua semplicità.

La storia ebbe inizio negli ultimi anni del 1700, quando i miei avi di ritorno dalla campagna contro l’invasore Napoleone, con la loro paga da Schützen, ripresero l’attività della fienagione nella zona e contribuirono con Giacomo e Valentino Iellico padre e figlio (quest’ultimo il mio trisnonno), allevatori della zona, a costruire nei primi anni del 1800 il fienile e la stalla e l’opera muraria degli alloggi con una baita in legno annessa.
Alla fine del 1800, il mio bisnonno e suo figlio, trasformarono la baita in legno in un punto di ristoro per i contadini e i primi escursionisti tedeschi ed inglesi che da Bolzano, a piedi, raggiungevano S. Martino di Castrozza.
Nel 1905 mio nonno chiese un prestito di duecento corone al “Deutscher und Österreichischer Alpenverein”, e costruì il rifugio.
L’edificio consisteva in un piano terra con cucina e sala da pranzo, un primo piano con 4 stanze e la soffitta. Le caratteristiche del “Larezila”, e soprattutto la sua posizione strategica sul fronte Italo-Austriaco, fecero sì che durante la Prima Grande Guerra (1915-18), fosse adibito ad ospedale militare dell’Impero Austroungarico.
Finita la guerra il rifugio fu ampliato con una veranda in legno per soddisfare la sempre maggiore richiesta di alloggio e ristoro dei turisti, tra i quali non possiamo dimenticare ospiti illustri quali l’Arciduca d’Austria e la Sig.ra Pasternak, sorella dello scrittore Boris.
Solo più tardi Enrico e sua moglie Angelica, i miei genitori, ereditando il rifugio e realizzando in muratura la zona pranzo, al posto della piccola veranda in legno, continuarono la tradizione dei loro predecessori nel dare incremento all’attività turistica del rifugio e parallelamente continuare le antiche attività di allevamento e fienagione tipiche della zona.

Ciò permise la presenza nel menù tipico del rifugio di prodotti genuini abbinati alle zuppe d’orzo, alla polenta con selvaggina e funghi, a frittelle, fortaie e strüdel fatti in casa.
Ed infine, dopo questo viaggio nel passato, vi invito in questo luogo pieno di storia, immerso nella natura, tra buoni sapori antichi nell’unico rifugio centenario che la leggenda vuole abitato da un fantasma niente affatto malvagio; spirito che si aggira tra le mura divertendosi a fare scherzi ai visitatori e svelandosi solo a chi sa vedere ancora le cose con gli occhi di un tempo... E per molti non è solo leggenda!

Angel de Larezila

 

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